Improbabile, ma non impossibile - Stefano Porrino » Improbabile ma non impossibile di Stefano Porrino
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Sommario
Segue una breve raccolta di alcuni miei scritti della raccola "Improbabile, ma non impossibile", stampata nel 2024.
Improbabile ma non impossibile
Tratte dalla raccolta
Corona
Impassibile il re dal volto teso dall’alto trono torreggiando governa.
Tiranno che mai è mosso a compassione né corrompe i propri lineamenti col pianto.
Concede udienza, ma mai veramente s’interessa delle altrui cause perse.
Possiede tutto ciò a cui anela, tutto ciò che non desidera, cosa egli cerchi nemmeno lo comprende.
Pare granitico, impassibile narratore di un’esistenza che sembra solo osservare.
Impavido innanzi a qualunque cosa, egli vacilla dentro, ove niuno lo scorge trasalire.
Trema impercettibilmente al pensiero del tempo che passa, della vita che perde più che al pensiero della morte che lo attende.
L'esser vivi
Addio asserì mentendo, ma era solo pausa nel tedio, tuono nell’incessante pioggia che ormai ci ha infradiciati.
Tremante non ho senso, nulla lo ha più ormai è un delirio al quale non so porre termine, un ramingare senza meta e m’aggiro come spettro schiamazzando con le mie catene.
Non ascoltato, troppo spesso compatito in cerca perenne dei colori nel grigiore dell’inverno che portiamo dentro.
Vedo solo foglie ingiallire e cadere, gente che invecchia e muore senza lasciare ricordo, senza troppo amore e senza troppa fatica.
E' possibile vedere il video della lettura di questa poesia. Vai al video di questa poesia.
Testamento
Ho spremuto, assaggiato ed ora discerno.
Dunque questa è la vita,
crogiuolo di colori, sapori e sensazioni.
Queste sono le cose per cui val vivere?
Se questa è la vita l’aborro
e sia per me la morte, il sonno, la fine del tormento.
Cali dunque il sipario, sia la notte e cacciate le stelle.
Più non voglio ciò che avevo,
più non sono chi conoscevate.
Saluto i poeti ed i sognatori,
gli amanti non ricambiati ed i tristi come me
e baciata la mia bella a voi dico non voglio più soffrire!
Unica rosa
Rosa diffidente tento di coglierti
assimilando la posizione di ogni tuo aculeo
ma ogni giorno un’altra ferita sanguina di spina novella
e continui ad appartenere a te stessa soltanto.
Eleonora
Quel che cela una foto in bianco e nero non si sa dire, ma ricordo il colore del tramonto dei tuoi capelli, fuoco come il vino che inebria la mente.
Forte urlavano i tuoi occhi, grida che confondevano, come due smeraldi che luccicavano tra le nebbie di sigarette.
Danzasti leggiadra per te stessa soltanto e questo è tutto quel che ricordo di quel bel giorno d'estate, quando imparai il tuo nome.
Augusto
Augusto ti chiamaron, un nome importante!
Sempre sorridente, così ti vedevo, tanto che veniva da chiedersi se eri proprio tu quello che incontravo in città.
Come fu che mollasti tutto, mi domandavo.
Allora mi sono avvicinato, dopo un po' averti studiato e t'ho posto la questione: perché hai voluto essere un senza tetto, un senza lavoro, un reietto all'indice?
"Facevo il dipendente ed il mio padrone voleva mi tagliassi i capelli", con naturalezza mi risposi.
Sembrava una cosa da poco, il tagliare i capelli, non di quelle cose per cui val impuntarsi e perdere tutto.
Tu però Augusto mi par evidente che non eri da mezze misure ed hai scelto la libertà.
D'esser schiavo non ti andava anche se trovasti per te stesso un nuovo e forse peggiore padrone.
Ebbro di vino ancora una volta, incontrasti una sera purtroppo il tuo destino che era vestito da nazi e ti picchió fino a ucciderti.
Che brutta fine hai fatto Augusto… però te lo posso dire a nome di tutti i probi cittadini: davi fastidio Augusto.
Biella è una città per bene che ha delle regole e tu ti permetti di non accettarle? Sozzo e ubriaco parlavi anche da solo: i matti al manicomio!
Può un uomo per bene ridursi così?
Ci aveva provato la standa a mettere sui suoi gradini i dissuasori per mandarti via.
Ma tu niente, ti ostinavi con la tua nullafacenza e stavi li in bella mostra come un cattivo esempio.
Non potevi lavorare 8 ore al giorno e pensare solo a comprare cose? Certo fossi stato così ti avremmo perdonato tutto, persino soventi ciucche e potevi spendere quanto rimaneva al videopoker.
Ah già non esistevano i videopoker.
Il gioco d'azzardo è ora finalmente legalizzato, Augusto, ma non ti preoccupare che se poi ti fosse venuta l'ossessione avresti potuto rivolgerti al centro di salute mentale.
2 pastiglie e giocare con moderazione tutti i giorni.
Il banco vince sempre.
Non ci mancherai Augusto e finito il minuto di silenzio allo stadio, tornerà tutto come prima: ordinato e disciplinato.
In memoria di Festa Bianchet Augusto aggredito a Biella il 23 febbraio 2002 e morto il 18 marzo in ospedale a 54 anni. Aggredito da un gruppo di balordi che pare cantassero:"Felicità è ammazzare un barbone con un bastone". Omicidio tuttora irrisolto.
I cimiteri
Camminando per cimiteri, cercando conforto, mi assale la questione: “sanno i morti che i vivi soffrono?”
Ma essi non rispondono o non lo vogliono fare, volti sbiaditi sul gelido marmo.
Han passato forse costoro un’esistenza nel peccato, abominio contro Dio fu il loro non aver goduto il tempo dato!
Al camposanto cerco allora i santi, preti e lor discepoli per essere rassicurato dai loro volti illuminati.
Beati essi stanno vicino a ladri ed assassini, qui tutti riposano assieme in eguale silenzio con le loro facce sorridenti.
I pastori mi paiono quelli ad aver maggiormente errato, una vita passata nel peccato di predicare un Dio impotente!
A questo punto, con la mia colpa ben evidente, me ne vado rassegnato col mio posto tra costoro già assegnato.
Elena
Non mi piace definirmi, sono una sfocata macchia solare.
Potrei essere anche un cratere sulla parte oscura della luna.
Qualcosa di unico e irripetibile, avulsa alle etichette.
Sono la tua ciglia nell'occhio.
Sono il ciuffo ribelle dei tuoi capelli.
Sono il tuo desiderio represso.
Sono il tuo sabato in cui non puoi scappare da te stessa.
Sono la complicazione del tuo piano perfetto.
Tu che ti stupisci, mi puoi parlare, ma io non sono qui.
Qui forse non ci sono mai stata.
Dopo
Veleno smeraldo dai tuoi occhi.
Cuore di granito spaccato, da troppe crepe scalfito.
Mani reggono la testa che duole.
Voci nelle orecchie, non si fermano mai.
Risa di bimbi che giocano, sempre più lontane.
Nasci solo, morirai solo.
Attesa
L'inverno incombe.
Le notti precoci si approssimano ogni giorno di più.
I venti dell'est soffiano appena oltre l orizzonte.
L'acqua delle piscine presto gelerà.
I bagnanti tremano in spiagge che saranno sferzate dal freddo vento.
Le foglie sugli alberi sanno che cadranno e già vacillano.
I rami si piegheranno sotto il peso della neve e gli alberi imponenti si spaccheranno per il gelo.
Fa già freddo ad agosto, se hai paura di morire.
Lei
Brama della notte che tarda.
Aspetta ancora Morfeo!
Le lucciole si nascondono ancora, irrequiete.
La luna, impaziente, condivide ancora il cielo.
Le stelle vorrebbero brillare.
Ormai non c'è più tempo, ma continui a mancare tu.
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